Pietre della mia Terra: racconto esperienze vissute nella ricerca, nel volontariato, nella promozione sociale e negli eventi culturali, attraverso i colori e i lamenti della Terra dei Messapi. La mia Terra. Scontri e incontri in un territorio aspro e amato. Dure battaglie per sfuggire alla parte oscura di noi... percorrendo le bianche strade di polvere e pietre del nostro destino.

sabato 21 febbraio 2015

Quando il nome è cosa seria: Impetràre

Impetràre1 Impetràre2

Così al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele. «Perché - diceva - dal Signore l'ho impetrato». (Bibbia, 1 Sam 1,20)

Ma non i voti, no, ne le femminili preghiere, impetrano dei Numi l’aiuto: vegliando bensì, operando, e ben provvedendo, si prospera.  (Sallustio, La guerra di Catilina, trad. di V. Alfieri)

Così nel mio parlar voglio esser aspro
com’è ne li atti questa bella petra,
la quale ognora impetra
maggior durezza e più natura cruda,
e veste sua persona d’un diaspro
(Dante, Rime CIII, vv. 1-5)

Io non piangëa, sì dentro impetrai:
piangevan elli; e Anselmuccio mio
disse: "Tu guardi sì, padre! che hai?".
(Dante, Inferno XXXIII, vv. 49-51)

Voglio dire: dopo ch'arrete odorato con i peripatetici, mangiato con i pitagorici, bevuto con stoici, potrete aver ancora da succhiare con quello che, mostrando i denti, avea un riso sì gentile, che con la bocca toccava l'una e l'altra orecchia. Perché, rompendo l'ossa e cavandone le midolla, trovarete cosa da far dissoluto san Colombino, patriarca de gli Gesuati, far impetrar qualsivoglia mercato, smascellar le simie e romper silenzio e qualsivoglia cemiterio. (Giordano Bruno, La Cena delle ceneri, Proemio)

Qua non c'è da pigliar vendetta di sorta, o signore, rispose Sancio, mentre non è da buon cristiano il volere rifarsi delle offese ricevute: e tanto più che impetrerò il mio asino che anch'egli rimetta le sue ragioni nella mia volontà, ch'è quella di terminare tranquillamente i giorni che il cielo mi concede di vita.
— Poiché, replicò don Chisciotte, così hai risolto, o Sancio buono, o Sancio discreto, o Sancio cristiano, o Sancio sincero, abbandoniamo siffatte fantasime, volgiamci a cercare migliori e più importanti avventure, ché veggo già apparecchiarsene in questi luoghi e in quantità e più ammirabili.
(Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, II.XI)

Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
(Leopardi, Il passero solitario, vv. 45-59)

L’anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa,
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati,
sempre più addentro, sempre più nel cuore
del macigno, filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d’Appennino alla Romagna;
l’anguilla, torcia, frusta,
freccia d’Amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l’anima verde che cerca
vita là dove solo
morde l’arsura e la desolazione,
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi, bronco seppellito; 
l’iride breve, gemella 
di quella che incastonano i tuoi cigli 
e fai brillare intatta in mezzo ai figli 
dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu 
non crederla sorella?
(Montale, L'anguilla)