Pietre della mia Terra: racconto esperienze vissute nella ricerca, nel volontariato, nella promozione sociale e negli eventi culturali, attraverso i colori e i lamenti della Terra dei Messapi. La mia Terra. Scontri e incontri in un territorio aspro e amato. Dure battaglie per sfuggire alla parte oscura di noi... percorrendo le bianche strade di polvere e pietre del nostro destino.

mercoledì 13 luglio 2016

Io sono il treno.

Io sono il treno... la mia vita non sarebbe la stessa senza il treno che in questi anni mi ha condotto verso la costruzione delle mie esperienze.

Tutto quello che è scritto in questo post è tremendamente vero:
https://nicolanocella.wordpress.com/2016/07/12/il-mio-giorno-piu-lungo/

Scorrono attraverso il finestrino del mio treno le immagini della mia vita, i sapori, i ricordi indelebili, ogni gioia e dolore di questi anni della formazione... sino ai battiti della mia gioia più grande cullata per mesi al ritmo del mio treno. Il treno è una componente esistenziale per chi vive questa terra a passo lento e modesto: è il ventre delle mie fughe e dei miei ritorni low cost, low impact, low effort..., il quale serpeggia instancabilmente all'interno di un ventre poco più grande chiamato territorio. Perché qui non si parla del "treno verso il Nord", come direbbe Bodini [La luna dei Borboni (1950-1951), 4], qui si parla di un treno melanconico ma pur pericoloso,  come un cane che si morde la coda e con il suo rumore abbaia alle campagne silenziose, e a volte uccide ai passaggi a livello "il carrettiere" fermo ad aspettare (sulla mia tratta 2013, 2016 e chissà quante altre volte prima). Il treno di cui si parla è quello che fa viaggiare insieme il disagio interiore e quello sociale, e che ripristina per mezzo dell'osservazione e dell'ascolto gli equilibri interiori del passeggero ma lasciando una profonda inquietudine. Io sono il treno... io sono una vita destinata a morire: «La vita che cos'è! Guarda, basta un soffio, cosí, a portarsela via!».


Un campanile di sughero
verso i capelli corti della luna
ghiotta d'angurie. Un grande carro fermo
ai passaggi a livello,
fra gli orti coi piselli calpestati
di nottetempo. Dorme
il carrettiere e non dorme,
bocconi,
con il capo fra le braccia,
e un fanciullo che veglia
il desiderio inquieto dei pidocchi,
al passaggio del treno verso il Nord.

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